Difficile il tentativo di dare un ordine delle cose: sopratutto se non si conosce il principio. Ed allora perchè non cominciare dal principio della carriera di Fellini: il film "Luci del Varietà". Tra tutte la positiva critica di Ennio Flaviano del 1951 è rimasta attuale ma oggi il film più che dell'arrivismo delle divette appare raccontare brillantemente il mondo del varietà italiano.
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La grande nave del Varietà è affondata, travolta dalla tempesta cinematografica. Eppure dalle abbissità del mare in cui è sprofondata guizzano ancora immagini e canzonette che fecero d'oro un'epoca. Riflessi di quel grande connubio di circo e teatro, di quella esclusiva formula che univa in musica il gusto popolare e quello aristocratico. Ricordi di un genere che per decenni con varie coloriture divertì il mondo intero fino alla caduta ed alla fine. I teatri di Varietà sono diventati prima cinema e dopo centri commerciali. Il consumo si è sovrapposto alle necessità, il business all'arte. Ma la nuova mareggiata tecnologica ha creato una rete che può nella sua delirante overdose d'immagini, che accumula e trascina, restituirci dalle profondità oceaniche perle di rara bellezza: capolavori del grande spettacolo, non plus ultra delle arti della scena, volti dimenticati di commedianti illustri. Archeologia del presente, come qualcuno la chiamerebbe, questa meticolosa operazione di setaccio è dedicata agli artisti che orfani dei teatri sono tornati con la loro polverosa valigia in strada forse inconsapevolmente ricominciando un cammino antico. Salvatore Frasca
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