I protagonisti delle notti parigine


Sabrina

































Michel Prosper



















Michel Delaye















Jean Claude Dreyfus

Cabaret 70



Un altro mondo: salto spazio temporale nella storia dello spettacolo leggero.

E' all'inizio degli anni 70 che le notti parigine vengono colorate da una nuova forma di spettacolo. I cabaret più affermati che già presentano programmazioni altamente spettacolari ed invitanti devono confrontarsi con una nuova tendenza artistica che fa tutto esaurito sui palchi minori: il trasformismo. Questa nuova forma di espressione sebbene abbia radici antiche si presenta in quegli anni con un nuovo ed originale carattere. Presto verrà accolta con tutti gli onori anche nei teatri di velluto e nel mondo dello spettacolo di primordine. La stampa non perde l'occasione di commentarne la forma tanto estrosa attribuendole significati strani e variopinti come l'effetto del maggio '68 nel mondo del varietè...
Poco importano al pubblico, come sempre, motivazioni e spiegazioni ed eterogeno affolla
Il Grand Eugene, il Paradis Latin, l'Alcazar o L'ange Blu.
Sotto la guida di artisti di spiccate qualità questi cabaret diventano templi dove si pratica e si sperimenta l'arte nuova. Il trasformismo in quel caso si presenta come un genere stilisticamente esagerato, dall'ambientazione kistch, mai barocco anzi elegante basato sul trasversale gioco del cambio di abito e del personaggio. La sottile ambiguità sessuale degli attori che si esibiscono truccati da dive è molla di curiosità e fascino per il pubblico. L'erotismo talvolta accennato non è mai motivo fondante, mai triviale: contrariamente a quanto si pensa comunemente i trasformisti di quegli anni non si sono mai esibiti in locali "particolari".
Con le loro stravaganti rivisitazioni di abiti e costumi d'epoca, con le loro originali interpretazioni delle celebrità del cinema o della canzone hanno segnato un'epoca d'oro nel mondo di piume e pallettes. Lo stile graffiante e provocatorio delle loro esibizioni rigorosamente in play-back era frutto di un intenso lavoro preparatorio e il grande repertorio di numeri che ogni artista ha sfoggiato in quegli anni è segno di una grandissima dedizione per il proprio lavoro. I protagonisti di quegli anni hanno segnato un'epoca raggiante del varietà parigino entrando a far parte della grande e variegata storia del music-hall.

Franz Salieri al Grande Eugene, Jean Marie Riviere all'Alcazar, poi all'Ange Blu e poi al Paradis Latin sono i protagonisti degli anni d'oro della festa parigina.
Grazie alla loro classe un nuovo genere, il trasformismo, fu reso celebre.
A Mointemartre le stelle dei cabaret si chiamavano Belle de May, Babette o Sabrina non si limitavano a cambiare costumi copiando movenze di celebri dive ma ne rubavano l'anima la posizionavano in un contesto ironico e sottile creando parodie di nuova e fine qualità. C'era in giro anche Jean Claude Dreyfus alias Erna Von Scratch che debuttava come commediante da Salieri con lo stesso agio nei panni di Laura Bernhardt, Lily Marlene o Barbara Streisand ed anche un giovanissimo Arturo Brachetti che riempiendo il sacco sotto la guida di questi illustri maestri trovava, grazie a Jean Marie Riviere, la sua prima chance nel 1977.

Illustri eredi


Arduo il cammino prima della ribalta nazionale: Franco e Ciccio debuttano al teatro Capitol di Castelvetrano nel 1954 per spiccare il grande volo che li condurrà dallo spettacolo in strada e su palchi di terz'ordine, ai varietà e alla rivista, quindi alla commedia musicale con Modugno e poi alla televisione e al cinema.
Compaiono sulla scena con pezzi di assoluta completezza tecnica ed espressiva.
Sfoggiano, con maestria, un repertorio che sembra un concentrato della grande tradizione del varietà. Popolare e fine il loro connubio è esteticamente potentissimo. Il celebre sketch "Core'ngrato" è un capolavoro di perfezione dell'arte comica.
L'uomo-marionetta invenzione di Mongelluzzo, portata al trionfo da Gustavo De Marco, resa celebre da Totò...è magistralmente intepretata da Franco Franchi.

"Se Totò è la marionetta io sono il Pupo Siciliano" F.Franchi


Ciccio e Franco in "Due mattacchioni al Moulin Rouge"

Il Bel Cicillo


Gustavo De Marco nasce a Napoli nel 1883 in un camerino del teatro San Ferdinando durante l'intervallo de "I due Sergenti". Figlio d'arte, calpesta i palcoscenici dei varietà e dei café-chantant a soli nove anni. Sotto la guida grandi maestri come Giovanni Mongelluzzo e Marchetiello apprende l'arte di imitare e di muoversi al ritmo della grancassa. Dal celebre Leopoldo Fregoli, di cui è allievo, trae spunto per i cambi d'abito veloci e il suo stile sciolto e dinoccolato quasi contorsionistico. Accentuando queste due caratteristiche continuò il repertorio di Mongelluzzo che già si esibiva nella celebre macchietta intitolata il Bel Cicillo.

Tanto irresistibile era il successo di Mongelluzzo sulle scene del Caffè Turco che era uso del tram numero 18, che passava da piazza Plebiscito, di fermarsi a furor di popolo per un quaro d'ora o una mezz'ora per per permettere ai passeggeri, secondo un codice di vita esclusivamente napoletano, di andare a gustare per un momento le esibizioni di Mongelluzzo. (1)

De Marco venne definito "comico zumpo" cioè attore con spiccate capacità acrobatiche divenendo celebrissimo a Napoli per almeno due decenni. Ma Gustavo oltre a possere un repertorio di movimenti incredibili, frutto di appassionati allenamenti, era anche talentuoso acrobata della parola. Divenne infatti insuperabile dicitore di scioglilingue che ripeteva mentre di esibiva come uomo-marionetta. Il giovane Totò, suo fan, farà tesoro delle straordinarie capacità mimiche di De Marco. Esordirà a 17 anni proprio come suo imitatore copiandone la macchietta del Bel Cicillo che a sua volta De Marco aveva ereditato da Mongelluzzo.

(1) Ennio Bìspuri, Vita di Totò - Gremese Editore, 2000

testo di salvatore frasca


spartito di mongelluzzo




Totò nei panni di De Marco



Omaggio all'omaggio

Difficile il tentativo di dare un ordine delle cose: sopratutto se non si conosce il principio. Ed allora perchè non cominciare dal principio della carriera di Fellini: il film "Luci del Varietà". Tra tutte la positiva critica di Ennio Flaviano del 1951 è rimasta attuale ma oggi il film più che dell'arrivismo delle divette appare raccontare brillantemente il mondo del varietà italiano.



info sul film e recensioni su http://www.municipio.re.it/cinema/catfilm.nsf/PES_PerTitolo/
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