I piedi di Petrolini

Sono basamenti su cui poggiano una serie di classiche pose scultoree.Sorprendentemente immobili sfoggiano classe e virtuoso controllo dello spazio e dell'azione. Sono fulcro energetico dell'immagine alla quale conferiscono statuaria stabilità. Sorreggono la postura e l'atteggiamento senza cedere a nessuna superflua movenza. Mostrano l'agio dell'attore in scena mentre la voce, sovrastando l'orchestra, raggiunge l'ultima fila.Una lezione di eleganza e di stile.

Ettore Petrolini, Gastone





La figura di Ettore Petrolini campeggia emblematica a rappresentanza del teatro di varietà della rivista e dell'avanspettacolo: talentuoso attore e fine autore. Indiscussa immagine del teatro comico italiano del Novecento il comico per eccellenza, elegante e finedicitore morendo a cinquantadue anni disse sul letto di morte: " Che vergogna morire a cinquant'anni!".


vale sempre la pena saperne di più

http://it.wikipedia.org/wiki/Ettore_Petrolini

« Io provengo, e lo dico con orgoglio, da una piazza di pubblici spettacoli: Piazza Guglielmo Pepe, e da lì nei piccoli caffè-concerto, dove in fondo a quei bottegoni c'era sempre un palcoscenico arrangiato alla meglio: poche tavole, molti chiodi, e quattro quinte, fondale di carta, con quasi sempre dipinto il Vesuvio (in eruzione, naturalmente), ed ecco l'elenco artistico: prima esce lei, poi esce lui, poi escono tutti e due insieme, ricomincia lei... e così via di seguito fino a mezzanotte: il tutto intercalato da uno sminfarolo al pianoforte. »
(Un po' per celia, un po' per non morire..., 1936)

interessanti info su
http://web.tiscalinet.it/ciociaria/atena/petrolin/index.html
di Guglielmo Bartoli

Riflessi

La grande nave del Varietà è affondata, travolta dalla tempesta cinematografica. Eppure dalle abbissità del mare in cui è sprofondata guizzano ancora immagini e canzonette che fecero d'oro un'epoca. Riflessi di quel grande connubio di circo e teatro, di quella esclusiva formula che univa in musica il gusto popolare e quello aristocratico. Ricordi di un genere che per decenni con varie coloriture divertì l'italia fino alla caduta ed alla fine. I teatri di Varietà sono diventati prima cinema e dopo centri commerciali. Il consumo si è sovrapposto alle necessità, il business all'arte. Ma la nuova mareggiata tecnologica ha creato una rete che può nella sua delirante overdose d'immagini, che accumula e trascina, restituirci dalle profondità oceaniche perle di rara bellezza: capolavori del grande spettacolo, non plus ultra delle arti della scena, volti dimenticati di commedianti illustri.
Archeologia del presente, come qualcuno la chiamerebbe, questa meticolosa operazione di setaccio è dedicata agli artisti che orfani dei teatri sono tornati con la loro polverosa valigia in strada forse inconsapevolmente ricominciando un cammino antico.